COMITY

The journey is over now // aristocraziawebzine.blogspot.com

I francesi Comity s’inseriscono nel mondo musicale suonando una mistura che fonde rock, math e sludge/core, la musica è violenta, gode di aperture atmosferiche ampie e di profonde scanalature che insieme allo scream roco e acido alimentano il primo full-lenght intitolato « The Journey Is Over Now ».
Cinquanta minuti suddivisi in quattro sezioni denominate semplicemente con numeri romani e che concatenate per umori e potenza espressa rigettano sull’ascoltatore in maniera prorompente una forma di chaos entropico/melodico che conquista passaggio dopo passaggio.
Si viene come attraversati da un fiume di pensieri che dilagando sfonda gli argini per ricoprire tutto ciò che gli è attorno per poi quietarsi improvvisamente, fasi di « calma apparente » dedite a tranquillizzare l’inconsapevole che verrà nuovamente assorbito dal fluire burrascoso che di lì a poco si verrà a ricreare.
Sono un incrocio fra Neurosis e Breach ai quali si potrebbero aggiungere i Dillinger Escape Plan, è folle il modo nel quale accelerano e decelerano movimentando asimmetricamente i brani che strutturalmente passano di palo in frasca mantenendo però ben chiara l’intenzione dei Comity: annichilire colui che li ascolta trascinandolo all’interno del proprio mondo fatto di melodie agrodolci e tirate battenti, di hardcore pesante come un mattone e attimi puramente rock elaborati dalla sei corde. È una giostra che ama il sali e scendi, lo comprenderete quando, dopo aver udito cosa scatenano nelle due tracce iniziali, i Comity decidono di stoppare l’aura aggressiva per convogliare la « pressione » in una sostanza sonora più leggiadra ma non meno incisiva.
Con « Part III » è un altro pianeta che ci rapisce, l’apertura affidata al sitar, il lungo percorso scandito dalle chitarre pulite e un’animosità opaca e stranamente mai sfociante in turbinii, ma « frenata » da una sensazione di malinconia inesplosa scandita dal « noise » che supporta la fase conclusiva del brano, sembrano un ponte ideale fra il « prima » e ciò che « dopo » si porrà alla nostra attenzione, si cela dietro l’angolo la bordata che ci si aspetta, non è un caso che il finale sia delirante e in crescendo.
Ventuno minuti cervellotici, nevrotici, caratterizzati da continui cambi di tempo, da uno schitarrare extra-schematico che diviene cantilenante, più complesso e asincrono, rimbalzano da uno stile all’altro combinandoli e separandoli, dando vita a un’energica e sclerotica prestazione nella quale la cromatica mantiene però il colore grigio. Ne modificano sì le tonalità, è comunque unicamente quello il colore che ne tinteggia a più riprese i drappi atmosferici intensi ma non troppo fitti, sembra vogliano lasciarsi spazio per respirare per concedersi poi un finale a « rottura di collo », non sarà propriamente così, ve lo lascio scoprire.
« The Journey Is Over Now » è un disco da « sturbo mentale » che gli amanti delle formazioni citate, del resto così come dei compagni di roster dei Comity, Plebeian Grandstand e Nesseria anch’essi devoti a sonorità « particolari », dovrebbero trovare di proprio gradimento, è quindi a essi che rivolgo il mio consiglio d’ascolto, intriganti.

 

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